Tutto è cominciato poco dopo le 22, dopo che all’esterno del convento si era conclusa una fiaccolata in sostegno dell’arcivescovo di Manfredonia Domenico D’Ambrosio, che giovedì prossimo sarà trascinato in tribunale dall’associazione "Pro Padre Pio" che si oppone alla riesumazione e vuole ottenere un provvedimento d’urgenza per fermarla. Provvedimento ormai inutile, visto che la riesumazione è avvenuta. In presenza dello stesso arcivescovo, di fra’ Francesco Colacelli, presidente della commissione incaricata dell’esumazione, delle autorità cappuccine e degli otto pronipoti di Padre Pio, le spoglie del frate con le stimmate venerato da milioni di persone in tutto il mondo sono state riportate alla luce. Non era mai stato fatto, neanche in occasione della beatificazione (1999) e della canonizzazione (2002). Viene fatto ora per la prima volta, a quarant’anni dalla morte e a novanta dalla comparsa delle stimmate. Prima dell’esumazione, si è tenuta una veglia di preghiera, un atto liturgico, guidato dallo stesso arcivescovo D’Ambrosio. Poi è stato aperto il sepolcro (non è vero che l’operazione fosse già stata eseguita in precedenza). È stata estratta e aperta la bara, il cui coperchio di acciaio porta in alto un Crocifisso di acciaio e bronzo, e in basso una scritta, sempre in acciaio e bronzo, con la dicitura «Francesco Forgione – nato a Pietrelcina 25-5-1887 – morto a San Giovanni Rotondo 23-9-1968». Come sempre, anche in questo caso, quando c’è di mezzo Padre Pio si grida al miracolo. «Incredibilmente la salma è ancora conservata bene», ha detto il vescovo di San Giovanni Rotondo-Manfredonia-Vieste, monsignor Domenico D'Ambrosio. «Sin dall'inizio - ha riferito - si vedeva chiaramente la barba. La parte superiore del viso è in parte scheletrita, il mento è perfetto, il resto del corpo è conservato bene. Si vedono benissimo le ginocchia, le mani, i mezzi guanti, le unghie. Se padre Pio mi permette, è come se fosse passato in manicure».
Luca Bassi
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