Bergamo - Se Bergamo è la capitale degli antiabortisti lo si deve sicuramente al
dottor Luigi Frigerio e al suo Centro di Aiuto alla Vita che, negli ospedali Riuniti di Bergamo, ha salvato 1.700 bambini dal 1980 ad oggi. Raggiunto telefonicamente, il primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia, commenta con soddisfazione gli ultimi dati. «In questa opera i meriti però non sono solo miei. Infatti non va dimenticato il grande lavoro che fanno anche i validi collaboratori e gli operatori volontari che sostengono la nostra causa dentro e fuori l’ospedale. Le mamme in difficoltà sanno che nel nostro centro possono trovare una valida assistenza per cercare di risolvere i loro problemi. Si pensi che nel nostro ospedale sono nati, nell’ultimo anno, oltre 4.200 bambini contro i 400 aborti praticati». Il dottore parla anche del ministro della salute Livia Turco che, di recente, ha chiesto ad ogni distretto ospedaliero almeno un dottore non obiettore, che possa di fatto operare l’interruzione della gravidanza. «A Bergamo abbiamo quattro medici non obiettori che praticano l’aborto secondo le norme, ma penso che comunque non si possa obbligare nessuno ad andare contro le proprie idee».
E la pillola del giorno dopo? Il ministro della salute chiede che possa essere distribuita in ogni pronto soccorso. «Anche in questo caso dovrebbe fare un po’ più di attenzione prima di dire certe cose. Il ministro Lidia Turco, che non è un dottore, dovrebbe informarsi un attimino. Infatti, la pillola che in tanti acclamano quasi fosse una bandiera ideologica, ha delle controindicazioni, a volte molto gravi. Inoltre - continua il dottor Luigi Frigerio - la sua efficacia non è del tutto scontata. Ritarda l’ovulazione se non si è ancora verificata, ma se essa è già avvenuta aiuta la gravidanza. Io non parlerei di un diritto alla pillola del giorno dopo. L’unico diritto che hanno i nostri pazienti è quello delle nostre cure. Bisogna invece stare attenti nel somministrare la pillola del giorno dopo, e posso dire che capisco i tanti dottori che non la vogliono prescrivere. Facciamo molta attenzione - conclude il primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali Riuniti di Bergamo - a non farne una bandiera ideologica, perchè non lo è affatto».
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