Trezzo d’Adda - Sull’Adda come al Safari. Se poi ci andate in bicicletta l’avventura diventa doppia. Perché oltre ad evitare pitoni e boa constrictor, dovrete stare attenti a non imbattervi nei chiodi. Le stradine in riva al fiume ne sono seminate, l’opera è di un ignoto attentatore. Da un paio di settimane è ricercato, senza esito, dagli uomini del direttivo del parco.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalle bestie esotiche. Finché erano teneri scoiattoli grigi arrivati chissà come dal Canada, nessuno si preoccupava più di tanto. L’allarme è scattato quando i volontari del Wwf hanno trovato i già citati boa constrictor, il famigerato pitone e un’iguana di un metro. Parevano Nereida Gallardo a Ibiza, tutti e quattro a prendere il sole nella spiaggetta di Trezzo, facendo bella mostra di sé e terrorizzando le vecchiette presenti. Dalla riva alle acque: l’Adda è popolato da qualche mese dal temibile pesce siluro, bestia voracissima che ha già portato all’estinzione di diverse specie autoctone. Non è finita qui, c’è anche l’emergenza legata alla nutria, roditore gigante che qualche furbone ha importato dal Sud America per liberarlo nella Bergamasca, dove ha trovato il suo habitat ideale, soppianta

ndo i castori. Il problema sta proprio qui, gli animali esotici sono più forti dei nostri. E alterano definitivamente un ecosistema già provato da anni di inquinamento.In campo il Wwf. Che propone una task force formata da ambientalisti, cacciatori e pescatori per tutelare una biodiversità che si sta perdendo. Di chi è la colpa? Soprattutto della superficialità dei molti che comprano l’animale alla moda, per poi scoprire, dopo un paio di settimane, che tenerselo in casa è un vero casino. Il pitone, ad esempio, si pappa solo topolini vivi e dopo un rituale straziante. Immaginatevi il dolore di chi guarda, meglio liberarsi di quel mostro, partorito, lo dice la Bibbia, dalla diabolica fantasia di Satana. E allora lo portano sull’Adda. Spesso sentendosi pure bravi e buoni, per aver ridato alla belva feroce la libertà persa in Amazzonia o nell’Africa Nera. Niente di nuovo sotto il sole. Il parco faunistico delle Cornelle, nella vicina Valbrembo, è infatti da anni un rifugio per le specie peccatrici: recupera scimmie, tigri, leopardi e, appunto, un sacco di rettili. Le rimette in gabbia, gli dà da mangiare e cerca di arginare un (pericoloso) fenomeno in ascesa.Ma cambiamo parco e torniamo sull’Adda. Il chiodarolo, protagonista qualche giorno fa di un bell’articolo su Bergamonews, è tornato in azione. E in settimana ha fatto strage di camere d’aria. I ciclisti facciano attenzione: rischiano di bucare e finire in acqua. Ad attenderli, con la bocca aperta, il famoso (e affamatissimo) pesce siluro.
Luca Bassi
Nessun commento:
Posta un commento